Che fine ha fatto la fotografia?
UNA RIFLESSIONE LUCIDA E INTERESSANTE DI PAOLA MANFRONI SUL RUOLO DELLA FOTOGRAFIA NELL'ERA DIGITALE. E POI UN RICORDO DI MILKA POGLIANI E LE MIE RIFLESSIONI SULLE TENDENZE 2025 IN COMUNICAZIONE.
Ciao,
nei giorni scorsi ho lanciato una provocazione su LinkedIN: in questo periodo è ancora possibile utilizzare fotografe e fotografi di livello in pubblicità? Ne è scaturita una discussione, il contributo più interessante mi è arrivato direttamente per mail da Paola Manfroni, Partner e Chief Creative Officer di Marimo.
Ho deciso di pubblicarlo come contenuto principale di questa newsletter.
Segue un piccolo ricordo di Milka Pogliani, scomparsa proprio questa settimana, e infine un breve video che raccoglie le mie riflessioni sulle tendenze 2025 nel settore della comunicazione, video che è finito nell’ultima edizione Big Ideas di LinkedIN.
La dura legge della persistenza (feat. Paola Manfroni).
Un fotografo di livello è una persona che ha passato tanto tempo con l’occhio dentro uno strumento capace di separare una parte del visibile dal resto. E in questo ritaglio ripone un giudizio morale. O se preferite un’opinione. O un’ipotesi nuova. Che sottopone al nostro sguardo.
Questo hanno fatto sia i grandi reporter di Magnum che i grandi fotografi che hanno lavorato in studio creando immagini iconiche, ritratti memorabili, mondi immaginifici con l’aiuto di set designer e stilisti.
La grandezza di queste immagini era anche data dalla loro persistenza. Una serie di grandi immagini decretava il grande fotografo, la grande fotografa.
Oggi le immagini non persistono, il confine tra fotografia e illustrazione è sfumato dai pixel che possiamo gestire elaborando immagini finali spesso fruite su piccoli supporti luminosi.
Senza persistenza le immagini vengono pagate pochissimo, perché durano pochissimo, perciò sono prodotte senza ambizione, né estetica né tantomeno culturale, nel più breve tempo possibile.
Sono solo tasselli, tutte insieme possono comporre un mosaico interessante, un “feed” ispirante, ma a nessuna è richiesto di essere autosufficiente.
Nel caso del reportage poi, la foto di chi si trova casualmente proprio nel punto giusto con lo smartphone in mano, compete e spesso vince su quella di un reporter professionale che non può che essere in ritardo o decentrato rispetto all’accadimento da testimoniare.Non avremo più grandi autori o grandi autrici. Non esistono le condizioni, per lo stesso motivo per cui non ci sono grandi onde in mediterraneo: non c’è spazio sufficiente perché si creino.
Serve il vuoto dell’oceano per creare un’onda grande, servono milioni di essere umani non autori per creare lo spazio a un grande autore. Servono milioni di fruitori. E invece abbiamo milioni di creators, e fruitori da un batter d’occhio, perciò non si può formare la persistenza.Per noi che abbiamo venerato le singole menti, il genio individuale, accettare di essere nello sciame, come acutamente sintetizza Bjung Chul Han, è dura, ci sentiamo deprivati.
Per chi è più giovane è un dato di fatto e va bene così.
La nostra generazione aveva accettato come una grande rivoluzione l’idea che l’arte non fosse per forza un pezzo unico, che si potesse fare arte riproducendo meccanicamente lo stesso pezzo.Oggi accettiamo che l’arte non sia la creazione di un singolo ma sia un flusso di cocreazione cui partecipano ogni giorno milioni di individui.
Difficile stabilire credits.
Non ci sono grandi fotografi, né grandi nient’altro, c’è solo una grande creazione collettiva che nasce e muore infinitamente nella fugacità della fruizione.
(Paola Manfroni)
Ciao Milka.
Non ho conosciuto personalmente Milka Pogliani, ma avrei voluto intervistarla per THE CREATIVITY DOGMA. Mi dispiace tanto non averci pensato prima.
Non avendo aneddoti personali da condividere, credo che il miglior modo di ricordarla sia attraverso uno dei lavori che rappresentano il momento creativo più alto di McCann sotto la sua guida.
I creativi di questa campagna sono Alessandro Canale e Stefano Colombo, il fotografo è Graham Ford. Nel 1992 questa bellissima campagna si è aggiudicata il Grand Prix della stampa al Festival di Cannes.


Tendenze 2025.
La redazione italiana di LinkedIN mi ha chiesto un contributo, poi pubblicato nell’ultima edizione Big Ideas, sulle tendenze 2025 nel mondo della comunicazione. Ecco cosa penso.
Fresh Stuff.
Ennesima collab per Liquid Death: questa volta sceglie addirittura Kimberly-Clark per il suo Pit Diaper.
Adam Driver mette in gioco il suo talento da attore per letture drammatiche di recensioni a 5 stelle su Amazon.
Due minuti e trenta secondi di assurdità direttamente dalla Thailandia per il film Cake di KFC. L’agenzia è la sudafricana Bananas, il Director è Bruno Bossi.
Mother realizza il nuovo film di Zalando: What do I wear?
Come ogni anno, arrivano gli auguri di Publicis. Questa volta il CEO Arthur Sadoun è in compagnia di Snoop Dogg. Cameo finale di Maurice Lévy.
Chi sono.
Mi chiamo Mizio Ratti e faccio il copywriter da più di trent’anni.
Se questo non ti basta posso aggiungere che attualmente sono Direttore Creativo e Partner di due agenzie di comunicazione: Enfants Terribles e Hallelujah. Se poi hai un carattere stalker e vuoi saperne tutto su di me puoi trovare molto di quello che mi riguarda qui: linktr.ee/mizioblog
Oltre che su questa newsletter puoi seguirmi su YouTube dove sto realizzando una serie di interviste ai migliori creativi della pubblicità italiane. Il format si chiama THE CHREATIVITY DOGMA e puoi iscriverti al mio canale QUI.
Un grande contributo, il piccolo scritto di Paola. Ci fosse in giro nel nostro mercato un decimo della sua capacità di analisi potremmo festeggiare a champagne. Brava e grazie.