Gente che fa tardi (The Copycat 8/11).
LA COMMISSARIA BERNI TORNA NELL'AGENZIA DOV'È STATA TROVATA LA PRIMA VITTIMA, PALOMBELLA, E INCONTRA DI NUOVO IL CEO DELLA MPP, LUDOVICO ANGELONI. MA PROPRIO LÌ L'ASPETTA UN'ALTRA GRANDE SORPRESA.
Ciao,
è appena passato Ferragosto e l’estate si avvia verso la fine, ma anche THE COPYCAT, il mini-thriller pubblicitario della mizionewsletter, si avvia verso le battute finali: ancora 3 puntate e saprai tutto.
Nel frattempo puoi rileggerti i vecchi episodi direttamente dalla home page della mizionewsletter » QUI «.
Oppure puoi ripassare la trama con il riassunto più sotto.
Nelle puntate precedenti.
Il copywriter Fabio Palombella viene trovato ucciso dall’uomo delle pulizie nei bagni di una multinazionale dell’advertising. L’omicidio ricorda il primo delitto descritto da Giorgio Faletti nel suo libro “Io uccido”: la vittima ha il volto mezzo scarnificato e sopra il corpo c’è scritto con il sangue IO AMAZZO, con una emme sola. Una settimana dopo viene eliminato un altro copywriter famoso, Paolo Giacobino, anche questa volta copiando un altro omicidio letterario famoso, quello scritto da Arthur Conan Doyle (inventore di Sherlock Holmes) in UNO STUDIO IN ROSSO. Infine, la terza settimana, viene trovato ucciso Pietro Allievi sul set dello spot della Xamamina, in una situazione che ricorda ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS. A capo delle indagini c’è la commissaria Annamaria Rizzo, soprannominata il Commissario Berni, e figlia di un famoso ex copywriter, Paul Rizzo, che soffre di demenza senile e che ormai riesce ad esprimersi solo con slogan degli anni ‘80 e ‘90. Ma poco prima del terzo omicidio, il Questore Antonino Cirinnà la costringe ad avvalersi della consulenza del profiler Anselmo Facheretti che è convinto che il serial killer uccida per problemi di identità sessuale. Ma alla Commissaria il nome di Allievi ricorda qualcosa: è uno dei vecchi colleghi del padre. Non potendo chiedere informazioni a Paul Rizzo a causa della sua demenza senile, Annamaria va a trovare lo zio Checco, una vecchia conoscenza della pubblicità, che le suggerisce di cercare nel passato della SCM, una vecchia agenzia di pubblicità ormai chiusa. Purtroppo la commissaria Berni non fa in tempo ad approfondire la sua ricerca che viene ucciso il quarto copywriter, Marco Laccio. Questa volta direttamente a casa sua, mandando in panico tutto il settore dell’adv perché adesso i copy sanno che non sono al sicuro nemmeno con lo smart working.
Gente che fa tardi.
– Signor Rizzo, mi dice per favore quando è nato, – chiede gentilmente il neurologo.
Paul Rizzo si guarda intorno smarrito, come se non avesse sentito la domanda. Osserva lo studio elegante del dottore dove la figlia lo porta ogni tre mesi per una visita privata. Ma sorride, perché quella è una delle poche occasioni in cui esce dalla RSA e perché è appena sceso dalla moto di Annamaria.
– Paul, – insiste il neurologo, – si ricorda la sua data di nascita?
L’insistenza del neurologo lo disturba, e sbotta nervoso: – il Natale quando arriva arriva!
Annamaria ribatte allo sguardo stupito del dottore: – ormai risponde solo con vecchi slogan pubblicitari, slogan degli anni ottanta quando è di buon umore, degli anni novanta quando è contrariato.
– Nessun problema, – conclude il neurologo, – proviamo a fare il test dell’orologio.
Mentre il padre disegna un orologio sghembo su un foglio di carta, Annamaria ripensa all’omicidio della settimana precedente. E cioè a Marco Laccio, trovato cadavere come nella scena finale di Misery non deve morire del suo scrittore preferito, Stephen King.
Quattro omicidi, quattro copywriter e quattro scene del crimine diverse e ispirate a gialli famosi. Perché?
Annamaria non fa in tempo a rispondere alla domanda che squilla il suo smartphone. Esce dalla stanza del neurologo per non disturbare la visita, poi risponde.
– Buonasera commissario Berni, sono Ludovico Angeloni, amministratore delegato della MPP.
– Sì, mi ricordo di lei, – risponde Annamaria, evitando di confessargli che si ricorda di lui per la cattiva impressione che le ha fatto come essere umano.
– La chiamavo perché potremmo aver scoperto qualcosa su Fabio Palombella, una cosa importante che potrebbe esserle d’aiuto per l’indagine.
– Ottimo. Passerei subito ma penso di essere impegnata almeno fino alle diciotto.
– Non si preoccupi, anzi, se vuole passare anche più tardi la aspetto in agenzia. Non finisco mai di lavorare prima delle otto di sera. Sa, siamo gente che fa tardi.
Annamaria saluta e rientra nello studio del neurologo. Aspetta che il padre finisca la visita e che il dottore gli dia i soliti integratori che non servono per migliorare la sua salute, ma solo per rallentare il declino cognitivo. Potrebbe riportare il genitore in RSA e poi correre da Angeloni, ma pensa che una visita in un’agenzia di pubblicità, e cioè uno dei posti che il padre ha amato di più, potrebbe fargli bene. Così allaccia il casco sotto il mento del padre, lo fa salire sulla sella della moto e parte per la sede milanese della MPP.
Ludovico Angeloni le fa la stessa impressione della prima volta, o forse ancora peggiore. La sua pelle è più lucida di quanto ricordasse e quando gli stringe la mano l’impressione è quella di toccare un rettile, ma si sforza di cacciare i brutti pensieri e ringrazia l’amministratore delegato per averla chiamata. Aggiunge: – ho portato con me mio padre, spero non le dispiaccia, eravamo fuori per una visita medica, ho pensato che non gli avrebbe fatto male vedere un’agenzia. Anche lui era un pubblicitario.
– Paul Rizzo, certo, l’ho riconosciuto subito, – risponde Angeloni con un ghigno che vorrebbe esprimere gentilezza e vicinanza.
Annamaria reprime il piccolo piacere causato dal fatto che il padre non è stato ancora dimenticato nell’ambiente a cui ha dedicato la vita, e arriva subito al punto: – perché mi ha chiamato?
Angeloni fa loro cenno di seguirli e fa da guida lungo i grandi spazi dell’open space deserto, perché è finito da un po’ il normale orario di lavoro, ma soprattutto perché da qualche settimana quasi tutto il personale dell’agenzia ha chiesto di lavorare in smart working. Intanto spiega loro: – Fabio Palombella anche se era freelance ogni tanto passava in agenzia e quando veniva amava lavorare un po’ qui e un po’ là durante il giorno, non gli piaceva stare seduto sempre alla solita scrivania. Inoltre era un distratto cronico: si dimenticava sempre il filo d’alimentazione del suo portatile. Risultato? Alla sera, quando faceva tardi, e inevitabilmente quando passava di qui faceva sempre tardi, la batteria del computer si scaricava. Così aveva preso l’abitudine di usare il computer di un art director famoso per il suo attaccamento al lavoro, uno insomma che alle diciotto e trenta in punto se ne va a casa.
– Quindi? – chiede il commissario Berni per sollecitare l’amministratore ad arrivare a una conclusione.
– L’art director ha trovato nelle bozze della sua posta elettronica una mail che Palombella ha scritto a se stesso la sera prima di essere ucciso.
– Perché me lo dice solo oggi? – chiede il commissario Berni contrariata.
– Perché lo abbiamo scoperto solo oggi. Oltre a essere attaccato al lavoro, l’art director in questione è uno che… non troppo sveglio, diciamo, – prosegue con ironia malcelata l’amministratore delegato, – uno che è già tanto che abbia imparato a usare Photoshop. E questa bozza nascosta l’ha scoperta solo oggi, per caso.
La mail proviene dall’account di posta elettronica di lavoro di Fabio Palombella ed è indirizzata alla sua mail privata. Nell’oggetto c’è scritto: “IMPORTANTE. DA LEGGERE SOLO NEL CASO IN CUI MI SUCCEDA QUALCOSA”.
Dice: “Scrivo questa mail perché sono preoccupato. Ho paura. Se aprirete questa mail indirizzata a me stesso, e penso che sarà la polizia ad aprirla, sappiate che da qualche giorno temo per la vita. C’è qualcuno che mi osserva. Qualcuno che mi spia. Qualcuno che mi fissa sempre con uno sguardo che non potrei che descrivere di odio. All’inizio non me n’ero accorto. Non lo avevo riconosciuto. Ma da quando ci siamo guardati negli occhi per la prima volta ho capito che è un fantasma del passato. Non ricordo il suo nome. Ricordo solo che”.
La mail si interrompe.
Si interrompe proprio nel punto in cui Fabio Palombella stava per scrivere qualcosa di decisivo. Perché non ha finito la frase, si chiede il commissario Berni? Possibile che proprio allora gli sia venuto in mente qualcosa di più importante da fare? O forse l’assassino si è accorto che lo stava per denunciare e lo ha fermato? È possibile che proprio quella mail abbia convinto il serial killer a iniziare la sua crudele mattanza? Che quelle righe siano state il detonatore della sua follia?
– In effetti è un indizio importante, – ammette ad alta voce il commissario Berni, – purtroppo si interrompe nel momento cruciale. Comunque chiamo la scientifica, li mando subito a occuparsi di questo computer, – annuncia all’amministratore delegato della MPP.
– Potrebbe essere un collega? – chiede Angeloni, quando capisce che la persona che ha interrotto Palombella durante la scrittura della mail è per forza una persona che frequenta l’ufficio.
La commissaria Rizzo non risponde, ma gli lancia un’occhiata eloquente.
– Capisco, – sorride algido Angeloni, – non può dirmi niente. Aspetterò l’arrivo della scientifica, tanto ho ancora un po’ di lavoro da finire. Venite che vi accompagno all’uscita.
Annamaria segue l’amministratore e Paul Rizzo si accoda dietro a loro in silenzio. Il vecchio copywriter non ha detto niente da quando è entrato nell’open space, ma ha un sorriso stampato sul volto come se nonostante le sue ormai limitate capacità cognitive abbia capito che è dentro un’agenzia di pubblicità. I tre attraversano l’enorme ufficio che è ancora più vuoto di un quarto d’ora prima. Anche i tre social media manager che hanno sfidato la sorte e rischiato di essere aggrediti da un serial killer lavorando fino a tardi in agenzia se ne sono andati a casa. L’unica presenza umana oltre alla loro è quella dell’uomo delle pulizie. Con uno spazzolone extra large pulisce pavimenti che sembrano immacolati e mette a posto scrivanie che sono ordinate come quelle degli impiegati di banca, ma solo perché non sono frequentate da settimane.
– Buonasera Pasquale, – lo saluta Angeloni.
– Buonasera dottore, – ricambia l’uomo delle pulizie.
La commissaria Rizzo gli fa un cenno del capo, quindi prosegue avanti. Cammina per una decina di metri prima di accorgersi di non avere più il padre accanto a sé. Allora si girà e lo vede fermo, immobile, davanti all’uomo delle pulizie. I due si fissano a lungo, senza dire niente, finché è Paul Rizzo a rompere il silenzio e pronuncia la prima frase da quando è entrato negli uffici della MPP: – Pesciolino, un amore di pulito – dice Paul Rizzo all’uomo delle pulizie.
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Altre cose da leggere quest’estate.
Uno dei miei scrittori preferiti in assoluto, Irvine Welsh, ha scritto un thriller. Anche lui. Coincidenze? Io non credo :-)
A dire il vero il romanzo è del 2022 ma io sono riuscito a leggerlo solo quest’estate. L’ho appena finito e mi è piaciuto molto, come tutti i suoi romanzi del resto.
I LUNGHI COLTELLI è un poliziesco scozzese, ruvido e brillante. Da leggere.
Chi sono.
Mi chiamo Mizio Ratti e faccio il copywriter da più di trent’anni.
Se questo non ti basta posso aggiungere che attualmente sono Direttore Creativo e Partner di due agenzie di comunicazione: Enfants Terribles e Hallelujah. Se poi hai un carattere stalker e vuoi saperne tutto su di me puoi trovare molto di quello che mi riguarda qui: linktr.ee/mizioblog
Sono di Lerici, anche se sono emigrato a Milano negli anni ‘90, e sicuramente passerò lì qualche giorno quest’estate. Quindi, se dovessi passare anche tu dalla Liguria, mi raccomando: non mi cercare e non provare a contattarmi. Perché i liguri sono poco ospitali, e io non faccio eccezione, specie con i foresti e soprattutto d’estate. Ma sono comunque sufficientemente gentile da augurarti buone vacanze :-)
Leggo con passione dal primo episodio, e solo per questo mi permetto di segnalare un banale errore di stampa a 7 righe dalla fine: girá invece di gira. 🙏