La santona del populismo
DA PREDICATRICE TELEVISIVA A CONSIGLIERA SPIRITUALE DELLA CASA BIANCA: COME PAULA WHITE HA TRASFORMATO IL SERMONE EVANGELICO IN UN FENOMENO POP. E POI IL CASO DELLO SPOT U-POWER CON DILETTA LEOTTA.
Ciao,
nell’ultimo periodo mi piace analizzare lo stile di comunicazione dei personaggi contemporanei. Perché l’elezione di Trump ha dato definitivamente il via all’era della Post-Verità, un periodo nel quale tutto sta cambiando: la realtà dei fatti vale sempre meno, conta di più la narrazione che ne viene fatta.
Inutile dire che i nuovi professionisti di questa Post-Verità sono proprio le persone che si ispirano al nuovo Presidente USA, o quelle di cui lui si circonda. Una di queste è Paula White, personaggio poco noto in Italia ma molto interessante da raccontare.
Infine, un piccolo commento sulla vicenda che ha visto protagonista lo spot U-Power con Diletta Leotta.
Il gospel secondo Paula.
Chi è Paula White? Immagina una bionda platino in tailleur firmato che mescola teologia, auto-aiuto e l'energia di un concerto rock. Sembra uscita da una serie Netflix ma è la consigliera spirituale dell'attuale presidente degli Stati Uniti.
Un percorso niente male per una ragazza cresciuta in una roulotte, vittima di abusi, che a 18 anni ha dichiarato di aver avuto una visione di Gesù.
La sua è la classica storia americana di redenzione: dall'infanzia difficile in Mississippi ai mega-church in Florida, dai problemi finanziari alla vita a Mar-a-Lago. Dal garage alla Casa Bianca. Dalle televendite spirituali al potere politico.
Grazie alla sua rete televisiva, Paula White ha costruito un impero mediatico, bestseller motivazionali e una chiesa da oltre 28.000 fedeli. Quando nel 2016 Donald Trump l'ha voluta come consigliera spirituale, lei ha portato con sé il pacchetto completo: milioni di evangelici bianchi e la benedizione divina per un candidato non esattamente noto per la sua devozione religiosa.
Ma è il suo stile di comunicazione a essere rivelatore dei nostri tempi.
Paula White predica il Vangelo della prosperità, la teoria secondo la quale Dio vuole che tu sia ricco e che donare alla chiesa ti porterà ricchezza materiale. Un messaggio che fonde capitalismo e cristianesimo in un cocktail potentissimo per l'America profonda.
La sua comunicazione è un capolavoro di semplicità cognitiva. Niente sfumature teologiche, niente complessità dottrinali. Solo promesse di benessere immediato, nemici chiari (i demoni liberali) e una narrazione binaria dove tutto è bianco o nero, divino o satanico (ti ricorda qualcosa? Prova a rileggere l’ultima mizionewsletter: Habemus Poop). Un approccio perfetto per l'era dei social dove l'attenzione è frammentata e le argomentazioni complesse non hanno più spazio.
Durante i suoi sermoni, Paula White salta da una posizione all'altra del palco, alterna sussurri e urla, usa il suo corpo come uno strumento teatrale. Recentemente un suo video è diventato virale mentre gridava: "In nome di Gesù, rompi ogni assegnazione maligna, ogni portale demoniaco dell'inferno contro i demoni abortisti". Una performance che ricorda più una sessione di esorcismo che una predica tradizionale.
E poi c'è la ripetizione ossessiva.
Paula White ripete le stesse frasi in loop, fino a creare uno stato di trance collettiva. "Victory! Victory! Victory!" scandisce, e la folla risponde all'unisono. È la stessa tecnica usata nei comizi politici populisti: semplificare il messaggio fino all'estremo e ripeterlo fino a renderlo un mantra.
Questa strategia trova terreno fertile in un'epoca di attenzione frammentata. I social media ci hanno abituato a contenuti brevi, emotivi, semplificati. La capacità di sostenere ragionamenti articolati si è ridotta e lei lo sa bene. I suoi sermoni sono perfetti per essere tagliati in clip da 15 secondi per TikTok o Instagram.
C'è poi un elemento che spesso sfugge a molti: Paula White usa un linguaggio corporeo estremamente fisico e sensoriale. Le sue prediche non si rivolgono alla parte razionale del cervello, ma attivano risposte limbiche primitive. Quando parla di vittoria spirituale, non si limita a dirlo: lo mostra con i pugni alzati, lo grida con la voce soffocata, lo danza con movimenti estatici. È una comunicazione multisensoriale che bypassa completamente il pensiero critico.
Questa erosione della complessità comunicativa va di pari passo con una regressione dell'alfabetizzazione funzionale. Secondo recenti studi, il 54% degli americani adulti legge al di sotto di un livello di sesto grado. Paula White parla esattamente a questo pubblico: usa un vocabolario limitato (circa 900 parole ricorrenti), frasi brevi e immagini concrete piuttosto che concetti astratti.
La sua retorica è un distillato perfetto di Post-Verità. Non importa se ciò che dice sia corretto o coerente. Ciò che conta è come fa sentire il suo pubblico. Quando urla "Dio vuole che tu sia benedetto finanziariamente!", non sta facendo un'affermazione teologica, sta attivando un'emozione potente di speranza e di appartenenza.
Questo modello è lo stesso che ha portato al successo fenomeni populisti in tutto il mondo. Dalla Brexit con Nigel Farage a Bolsonaro, da Trump a Marine Le Pen. Si tratta di semplificazione estrema, polarizzazione emotiva, creazione di nemici chiari, promesse immediate. È una comunicazione che prospera in un ecosistema mediatico frammentato, dove l'attenzione è la valuta più preziosa e le verità complesse non hanno spazio.
E così Paula White con la sua combinazione di spiritualità televisiva, motivazioni da autogrill e teatralità carismatica, diventa una case history perfetta per comprendere come si comunica nell'era della Post-Verità. La sua ascesa non è solo un fenomeno religioso o politico, ma è il sintomo di un cambiamento profondo nel nostro modo di elaborare informazioni.
Nell'era in cui TikTok modella i nostri processi cognitivi, Paula White mostra che forse il futuro della comunicazione di massa non sta nella sofisticazione, ma in una regressione verso forme più primitive e viscerali. Verso quella che lo psicologo Daniel Kahneman nel libro “Pensieri lenti e veloci” chiama System 1. E cioè il pensiero rapido, automatico, emotivo.
Mentre osserviamo con un misto di fascino e di orrore i sermoni virali di Paula White, è naturale chiedersi se è questo il destino di ogni comunicazione nell'era della frammentazione cognitiva. Perché nel momento in cui l'attenzione media scende a 8 secondi (meno di quella di un pesce rosso), parlare come Paula White, con slogan emotivi, polarizzazione estrema e promesse semplici, alla lunga potrebbe non risultare più l'eccezione, ma la regola.
Forse Paula White l’ha capito prima di tutti. Ha compreso che in un'epoca di declino cognitivo collettivo questa è l'unica lingua che tutti possono capire. Nell'era della Post-Verità il profeta non è chi dice la verità, ma chi la semplifica fino a renderla un meme.
P. S. La Santona del populismo.
Quando ho chiesto a ChatGPT di crearmi un’immagine dal titolo “La Santona del Populismo”, il primo risultato che mi ha restituito è stato quello che vedi qui sotto. Curioso, no? Naturalmente ho dovuto chiedere all’AI di cambiarle il volto :-)
Lo Spazio di Sara.
Solito appuntamento con l’ironia tagliente di Sara Palmieri. E non dimenticare che se vai pazzo per il suo spirito dissacrante, puoi seguirla sia su Facebook sia su LinkedIN. Non seguirla invece per strada perché sicuramente ti denuncerà per stalking.
La seconda volta che sei rimasto senza parole.
Il 9 maggio lo IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) ha ordinato lo stop dello spot U-Power con protagonista Diletta Leotta perché in contrasto con l’articolo 11 del suo Codice.
La scena incriminata è quella di un bambino che dal basso dei suoi pochi anni guarda sorpreso ed eccitato una ragazza in minigonna sopra un palco. La voce della Leotta fuori campo intanto dice: “La prima volta che sei rimasto senza parole”.
Il resto dello spot è poco rilevante, ma l’inizio non lascia dubbi sulla sessualizzazione dell’infanzia che viene rappresentata, cosa che il Codice non consente. È stata Selvaggia Lucarelli per prima che ha fatto notare l’uso bieco di un minore in questo spot, cosa che probabilmente ha fatto sì che lo IAP lo valutasse e lo bloccasse.
Non è la prima volte che le scarpe U-Power pestano una merda.
Ricordi l’incredibile entusiasmo di John Travolta durante il Festival di Sanremo 2024 quando Fiorello con Amadeus gli propose il Ballo del Qua Qua ? Quella scenetta è stata giudicata pubblicità occulta di U-Power, uno degli sponsor di quel Festival.
John Travolta, che all’epoca era testimonial del brand, indossava casualmente ai piedi l’ultimissimo modello U-Power. E pare che dietro quello sketch ci fosse un accordo tra RAI e brand per portare Travolta come ospite a Sanremo.
Alla RAI questa pubblicità occulta è costata una sanzione di 206.000 euro. Bene, giusto, tutto ok. Peccato che la RAI sia un servizio pubblico e di conseguenza quella sanzione l’abbiamo pagata noi. Nella bolletta elettrica.
Alla fine si torna sempre alla solita discussione sul “purché se ne parli!”.
Personalmente non credo sia la strada migliore per la comunicazione, né la più etica. Ma è evidente che qualcuno ci crede ancora molto. U-Power, ad esempio. E credo di indovinare il ragionamento che c’è dietro: data la tipologia del target, composto perlopiù da uomini con un basso livello d’istruzione, la provocazione a tutti i costi può risultare interessante. Ma io non sono affatto convinto che la scelta di rompere le regole alla lunga migliori la reputation di un brand di scarpe infortunistiche. Prodotti del genere le regole dovrebbero rispettarle. O sbaglio?
Fresh Stuff.
Wake Up è il primo lavoro firmato da Droga5 per Xbox.
Diretto da David Fincher e Romain Chassaing, è un film visivamente potente: un ratto intrappolato nella routine di Squeakattle simboleggia l’alienazione contemporanea. Il concept è chiaro: la vita è una gabbia e Xbox è la via di fuga. Ma il messaggio zoppica a mio parere: l’idea che giocare alla console sia un atto di risveglio e di riumanizzazione suona pretenziosa. Se la vita è davvero così grigia, basta un joypad per darle senso? Un film con una buona execution ma con un messaggio non all’altezza della sua ambizione narrativa.
Heineken lancia Social Off Socials: una campagna firmata LePub che invita a essere social fuori dai social. Il titolo gioca sul doppio senso e immagina un mondo dove si torna a incontrarsi di persona, birra alla mano. Protagonisti dello spot diversi influencer globali tra cui il cantautore nordamericano Joe Jonas.
Si intitola Not Just Another AI il nuovo film di Fiverr Go, la piattaforma pensata per connettere talento umano e intelligenza artificiale in modo più fluido e consapevole. Protagonisti dello spot Brett Gelman (Stranger Things) e Sydney Cole Alexander (Severance). Una storia ironica che rappresenta la collaborazione tra cervelli umani e algoritmi.
È sempre un piacere vedere Olivia Colman in uno spot, soprattutto quando gioca con autoironia sul suo status di tesoro nazionale britannico. In questo nuovo film per Warburtons, veste i panni di un’ispettrice del DONT (Department of National Treasures), incaricata di verificare se i crumpets del brand siano sempre all’altezza.
Chi sono.
Mi chiamo Mizio Ratti e faccio il copywriter da più di trent’anni.
Se questo non ti basta posso aggiungere che attualmente sono Direttore Creativo e Partner di due agenzie di comunicazione: Enfants Terribles e Hallelujah. Questi sono i miei ultimi spot pubblicitari: Lenor Capri, Unstoppables, Lenor Portofino.
Se poi hai un carattere stalker e vuoi saperne tutto su di me puoi trovare molto di quello che mi riguarda qui: linktr.ee/mizioblog
Oltre che su questa newsletter puoi seguirmi su YouTube dove sto realizzando una serie di interviste ai migliori creativi della pubblicità italiane. Il format si chiama THE CHREATIVITY DOGMA e puoi iscriverti al mio canale QUI.
Ciao Mizio, ma sai che dopo che la campagna U-power era già stata bloccata dallo IAP, l'ho rivista diverse volte in TV? C'è stato un periodo lungo senza, ma poi è ricomparsa. Infatti ero convinta che alla fine l'avessero "riabilitata".