DELLO SPOT ESSELUNGA HANNO PARLATO TUTTI, MA PROPRIO TUTTI. C'ERA BISOGNO DI UN ALTRO PUNTO DI VISTA? IL MIO? DATO CHE SCRIVO UNA NEWSLETTER SULLA COMUNICAZIONE PENSO CHE NON POTESSI ESIMERMI.
Sì, Mizio, era necessario il tuo commento. Come sempre, d'altronde. Anche perché non conoscevo l'affilata stoccata di Chandler, lo spot Conad, la reazione di Sanna. Per cui, grazie. Dico una banalità. Quando ho visto lo spot non sono riuscito a pensare al divorzio, alla bimba, alla pesca, all'acting. Ho solo pensato: "cazzo, quel titolo (o insight) avrei voluto trovarlo io". Capita quando ti accorgi che le cose funzionano in un istante. Ed è una conferma del perché ci si è scelti questo lavoro, così effimero e bello. Ma c'è un passaggio in questa tua lucida analisi che ho vissuto con molta malinconia, ed è: "Quello che preferisco è quello ironico, scomparso purtroppo dalla circolazione perché in Italia tutti ormai si prendono troppo sul serio." Ma questa è un'altra storia. Saluti.
Ciao Andrea, quello che dici è sacrosanto. A volte ci si ricorda ancora perché si è scelto di fare questo mestiere e riparte l’entusiasmo. La scomparsa dell’ironia, purtroppo, è una tragedia :-)
Sep 28, 2023·edited Sep 28, 2023Liked by Mizio Ratti
io credo che la storia funzioni, in questa Italia; non sono sicuro che al brand Esselunga, di questa cosa rimanga attaccato qualcosa. anche se apprezzo molto la doppia negazione. bella davvero. ma forse anche io avrei preferito qualcosa di più, non so come dire, legato alla mission di esselunga. del resto rimango un grezzo marketer, non un fine creativo ;)
Quanto al filmato per me: da copy grande stima per il lavoro ma da cliente non l'avrei approvato.
Ancora oggi mi sfugge il messaggio di Esselunga.
Quasi tutti i commenti li vedo su "la pubblicità". Ma questo non è un filmato su "la pubblicità" e su cosa questa rappresenti, i suoi obiettivi, il suo impatto sociologico o, peggio ancora, se è di destra o di sinistra.
Questo filmato è "una storia Esselunga" (lo dice il super all'inizio).
Ecco, provate a togliere Esselunga e metterci Conad, Iper o Ikea. Funzionerebbe uguale.
È una bella storia, svolge il suo ruolo, ottima fotografia, ottima regia e via dicendo. Ed è vero.
Sep 29, 2023·edited Sep 29, 2023Liked by Mizio Ratti
"Funzionerebbe uguale." certo... ma Esselunga è stata la prima... questa è la differenza!
In un mondo dove molti denigrano la grande distribuzione, addirittura questo è un messaggio che col suo claim "NON C’È UNA SPESA CHE NON SIA IMPORTANTE" detto da Esselunga potrebbe essere positivo per tutta la GDO!
Esatto. In più secondo me non bisogna sottovalutare la scelta di un frutto dal punto di vista del prodotto, perché quello che fa la differenza fra le insegne sono appunto i “freschi”.
È bello che la pubblicità sia tornata a far discutere. Non credo che il messaggio volesse dividere. La storia è semplice: una bimba si fa comprare una pesca dalla mamma, poi la dà al padre, accompagnandola con una piccola grande bugia. Forse è il tentativo (troppo grosso) di farli ricongiungere, oppure più probabilmente di riavvicinarli un po’ dopo un litigio (a volte i genitori separati vanno d’accordo, ma ogni tanto possono pure litigare), e Il fatto che l’ingenua operazione non riesca rende Emma ancora più commovente. È Fiction? Ovvio, è una pubblicità. Ma è autentico, perché è una delle tante storie possibili nella vita di tutti i giorni. Una storia nella quale tante persone possono riconoscersi. Perché magari nella vita hanno provato a fare qualcosa di simile, o almeno hanno pensato di farlo. Il formato, un po’ da Carosello, rende esplicita l’intenzione di intrattenere con una piccola storia che fa riflettere, commuovere, discutere. Senza nessun’altra apparente pretesa. In tempi di “policrisi” e angosce varie, Esselunga dice finalmente addio a John Lemon e Gregory Speck.
Sep 30, 2023·edited Sep 30, 2023Liked by Mizio Ratti
Ciao Mizio, sto provando semplicemente a chiudere gli occhi e a cercare di capire a chi Esselunga voglia parlare con questo spot.
- Penso di essere separato: mi trasferisce infelicità, mi riporta ai dolorosi momenti della separazione. Poi, a freddo, provo quasi antipatia nel farmi vedere in un supermercato per quelli come me, dove qualcuno possa pensare che "ecco un altro triste separato come quello dello spot".
- Penso di essere un genitore tradizionale: non mi comunica nessun valore, nessun motivo per andare da Esselunga. Non trasmette bontà, calore, qualità, familiarità.
- Penso di essere un destrorso: ecco, finalmente qualcuno che dice che uscire fuori dalla famiglia tradizionale porta solo dolore. Ma questo davvero mi spinge ad andare a comprare le mie cose dove vanno "quelli come loro"?
Trovo che questo spot comunichi solo tristezza e che il succo (di pesca) sia che la spesa da Esselunga è una promessa non mantenuta. Che io bambino mi sono illuso di acquistare qualcosa che potesse avere un valore, ma quel valore è stato tradito, quel prodotto non aveva il potere che speravo avesse. La mia pesca ha illuso me di qualcosa che non sarà, ha illuso il papà di qualcosa che non sarà, ha tagliato fuori la mamma da questo circolo di comunicazione privata. Non è bastata a renderci simili alla famigliola vista dal finestrino, forse loro comprano in un altro supermercato dove vendono le Cose col Potere?
Rimane il "purché se ne parli", ma ripeto, tutto questo parlare non mi sembra che trasferisca valore a questa catena neanche per un attimo. Se non ci fosse il chiacchiericcio "ehi hai visto lo spot Esselunga?", tre minuti dopo la visione non ricordiamo neanche il marchio. Qui non c'è il prodotto, non c'è un'ambientazione riconoscibile, c'è solo l'anonimo mondo dove vagola una bambina triste.
In sostanza, dopo aver visto questo spot, quali sarebbero i motivi per trasformarci o consolidarci in clienti di Esselunga?
Ciao Marco, secondo me ci vedi un po’ troppe cose in questo film.
Come ho scritto la storia è semplice: una bambina prende una pesca all’Esselunga per riconciliare i suoi genitori.
Potremmo fare l’analisi anche della campagna Barilla del 1986, quella del gattino, e potresti dire più o meno le stesse cose che hai detto di questa campagna: “chi consuma Barilla ama gli animali?”, “lo spot fa venire angoscia perché i genitori credono la bambina scomparsa?”.
Le insegne GDO combattono fra loro per la freschezza di frutta e verdura, io credo che scegliere un frutto risponda a una strategia ben precisa, dopodiché interpreto il claim come “da Esselunga anche la più piccola spesa è speciale”, più di valorizzare il brand così.
Questo però è il mio pensiero, e non voglio convincere nessuno, quindi ben vengano commenti non allineati come il tuo. Ancora grazie del contributo Marco.
grazie Mizio per la risposta. Sì, probabilmente ho visto troppe cose, in realtà volevo solo fare un reverse engineering ovvero guardare lo spot e poi chiedermi cosa lascia e a chi è rivolto. Con Barilla riuscivo a farlo, qui ancora non sono riuscito a darmi una risposta. Alla prossima!
Benvenga il tuo giudizio, anche se non sono d’accordo.
Perché parlerei di mi piace non mi piace ma non di sciatteria. Anche perché dietro a quell’idea ci sono due creativi plutipremiati (4 leoni a Cannes) e la migliore casa di produzione italiana. Forse intendi dire un’idea troppo semplice. sono curioso di capire, davvero.
È rischioso formulare un giudizio netto, perché ho paura di esprimermi male in poco spazio e in modo stereotipato. Anche perché non sono una copywriter creativa, tantomeno pluripremiata. 😅 Detto questo, da spettatrice e consumatrice, ci vedo un'idea un po' poco originale e attenta al tessuto sociale attuale. La separazione in quel contesto non mi sembra di rottura, anzi. Ci leggo un: “si stava meglio quando si stava peggio”. L'elemento di rottura e di vicinanza alla società reale, sarebbe stato altro. Penso al fatto che di recente la percentuale di persone che vivono da sole ha superato le famiglie. Si poteva tener conto delle persone sole, anche anziane che devono reinventare mondi e relazioni. Io sono sposata, ma un mio amico mi faceva notare che al supermercato si vendono molto di più le confezioni monoporzione. E poi, sì, è vero che la pubblicità deve vendere e non dare messaggi. Ma la pubblicità ha sempre contribuito a costruire l'immaginario delle persone al pari di romanzi e film, nel bene e nel male, non possiamo dimenticarlo. O non possiamo dimenticarlo solo quando conviene.
A me sorge un dubbio: ma il padre del parto Conad 2017 è lo stesso attore di Esselunga 2023? Sarebbe una curiosità interessante
Sccop.
E se fosse il prequel?
Sì, Mizio, era necessario il tuo commento. Come sempre, d'altronde. Anche perché non conoscevo l'affilata stoccata di Chandler, lo spot Conad, la reazione di Sanna. Per cui, grazie. Dico una banalità. Quando ho visto lo spot non sono riuscito a pensare al divorzio, alla bimba, alla pesca, all'acting. Ho solo pensato: "cazzo, quel titolo (o insight) avrei voluto trovarlo io". Capita quando ti accorgi che le cose funzionano in un istante. Ed è una conferma del perché ci si è scelti questo lavoro, così effimero e bello. Ma c'è un passaggio in questa tua lucida analisi che ho vissuto con molta malinconia, ed è: "Quello che preferisco è quello ironico, scomparso purtroppo dalla circolazione perché in Italia tutti ormai si prendono troppo sul serio." Ma questa è un'altra storia. Saluti.
Ciao Andrea, quello che dici è sacrosanto. A volte ci si ricorda ancora perché si è scelto di fare questo mestiere e riparte l’entusiasmo. La scomparsa dell’ironia, purtroppo, è una tragedia :-)
io credo che la storia funzioni, in questa Italia; non sono sicuro che al brand Esselunga, di questa cosa rimanga attaccato qualcosa. anche se apprezzo molto la doppia negazione. bella davvero. ma forse anche io avrei preferito qualcosa di più, non so come dire, legato alla mission di esselunga. del resto rimango un grezzo marketer, non un fine creativo ;)
Io sono un creativo, ma non "fine" 😀, però a pancia la storia funziona.
Succede come alle elezioni: una minoranza rumorosa a cui non piace e lo critica sui social e una maggioranza silenziosa a cui non piace.
Invece su quello che porterà al brand, non so, su quello sei più bravo tu. Di sicuro se hanno il coraggio di tenere q
Scappato l'invio.
Dicevo: se hanno il coraggio di mantenere questa strada è un bel cambio: da John Lemon a Emma.
Quanto al filmato per me: da copy grande stima per il lavoro ma da cliente non l'avrei approvato.
Ancora oggi mi sfugge il messaggio di Esselunga.
Quasi tutti i commenti li vedo su "la pubblicità". Ma questo non è un filmato su "la pubblicità" e su cosa questa rappresenti, i suoi obiettivi, il suo impatto sociologico o, peggio ancora, se è di destra o di sinistra.
Questo filmato è "una storia Esselunga" (lo dice il super all'inizio).
Ecco, provate a togliere Esselunga e metterci Conad, Iper o Ikea. Funzionerebbe uguale.
È una bella storia, svolge il suo ruolo, ottima fotografia, ottima regia e via dicendo. Ed è vero.
Ma è una storia o una storia Esselunga?
"Funzionerebbe uguale." certo... ma Esselunga è stata la prima... questa è la differenza!
In un mondo dove molti denigrano la grande distribuzione, addirittura questo è un messaggio che col suo claim "NON C’È UNA SPESA CHE NON SIA IMPORTANTE" detto da Esselunga potrebbe essere positivo per tutta la GDO!
Esatto. In più secondo me non bisogna sottovalutare la scelta di un frutto dal punto di vista del prodotto, perché quello che fa la differenza fra le insegne sono appunto i “freschi”.
Però la gente parla dello spot... dell'Esselunga...
Non posso portarti argomentazioni a proposito ma, a istinto, secondo me lo spot funziona eccome.
È bello che la pubblicità sia tornata a far discutere. Non credo che il messaggio volesse dividere. La storia è semplice: una bimba si fa comprare una pesca dalla mamma, poi la dà al padre, accompagnandola con una piccola grande bugia. Forse è il tentativo (troppo grosso) di farli ricongiungere, oppure più probabilmente di riavvicinarli un po’ dopo un litigio (a volte i genitori separati vanno d’accordo, ma ogni tanto possono pure litigare), e Il fatto che l’ingenua operazione non riesca rende Emma ancora più commovente. È Fiction? Ovvio, è una pubblicità. Ma è autentico, perché è una delle tante storie possibili nella vita di tutti i giorni. Una storia nella quale tante persone possono riconoscersi. Perché magari nella vita hanno provato a fare qualcosa di simile, o almeno hanno pensato di farlo. Il formato, un po’ da Carosello, rende esplicita l’intenzione di intrattenere con una piccola storia che fa riflettere, commuovere, discutere. Senza nessun’altra apparente pretesa. In tempi di “policrisi” e angosce varie, Esselunga dice finalmente addio a John Lemon e Gregory Speck.
Assolutamente d’accordo con te.
Ciao Mizio, sto provando semplicemente a chiudere gli occhi e a cercare di capire a chi Esselunga voglia parlare con questo spot.
- Penso di essere separato: mi trasferisce infelicità, mi riporta ai dolorosi momenti della separazione. Poi, a freddo, provo quasi antipatia nel farmi vedere in un supermercato per quelli come me, dove qualcuno possa pensare che "ecco un altro triste separato come quello dello spot".
- Penso di essere un genitore tradizionale: non mi comunica nessun valore, nessun motivo per andare da Esselunga. Non trasmette bontà, calore, qualità, familiarità.
- Penso di essere un destrorso: ecco, finalmente qualcuno che dice che uscire fuori dalla famiglia tradizionale porta solo dolore. Ma questo davvero mi spinge ad andare a comprare le mie cose dove vanno "quelli come loro"?
Trovo che questo spot comunichi solo tristezza e che il succo (di pesca) sia che la spesa da Esselunga è una promessa non mantenuta. Che io bambino mi sono illuso di acquistare qualcosa che potesse avere un valore, ma quel valore è stato tradito, quel prodotto non aveva il potere che speravo avesse. La mia pesca ha illuso me di qualcosa che non sarà, ha illuso il papà di qualcosa che non sarà, ha tagliato fuori la mamma da questo circolo di comunicazione privata. Non è bastata a renderci simili alla famigliola vista dal finestrino, forse loro comprano in un altro supermercato dove vendono le Cose col Potere?
Rimane il "purché se ne parli", ma ripeto, tutto questo parlare non mi sembra che trasferisca valore a questa catena neanche per un attimo. Se non ci fosse il chiacchiericcio "ehi hai visto lo spot Esselunga?", tre minuti dopo la visione non ricordiamo neanche il marchio. Qui non c'è il prodotto, non c'è un'ambientazione riconoscibile, c'è solo l'anonimo mondo dove vagola una bambina triste.
In sostanza, dopo aver visto questo spot, quali sarebbero i motivi per trasformarci o consolidarci in clienti di Esselunga?
Ciao Marco, secondo me ci vedi un po’ troppe cose in questo film.
Come ho scritto la storia è semplice: una bambina prende una pesca all’Esselunga per riconciliare i suoi genitori.
Potremmo fare l’analisi anche della campagna Barilla del 1986, quella del gattino, e potresti dire più o meno le stesse cose che hai detto di questa campagna: “chi consuma Barilla ama gli animali?”, “lo spot fa venire angoscia perché i genitori credono la bambina scomparsa?”.
Le insegne GDO combattono fra loro per la freschezza di frutta e verdura, io credo che scegliere un frutto risponda a una strategia ben precisa, dopodiché interpreto il claim come “da Esselunga anche la più piccola spesa è speciale”, più di valorizzare il brand così.
Questo però è il mio pensiero, e non voglio convincere nessuno, quindi ben vengano commenti non allineati come il tuo. Ancora grazie del contributo Marco.
grazie Mizio per la risposta. Sì, probabilmente ho visto troppe cose, in realtà volevo solo fare un reverse engineering ovvero guardare lo spot e poi chiedermi cosa lascia e a chi è rivolto. Con Barilla riuscivo a farlo, qui ancora non sono riuscito a darmi una risposta. Alla prossima!
Non so perché, ma non ci vedo nulla di originale nella storia del film Esselunga. Senza polemica, ci vedo un'idea sciatta anzi. Boh. :(
Benvenga il tuo giudizio, anche se non sono d’accordo.
Perché parlerei di mi piace non mi piace ma non di sciatteria. Anche perché dietro a quell’idea ci sono due creativi plutipremiati (4 leoni a Cannes) e la migliore casa di produzione italiana. Forse intendi dire un’idea troppo semplice. sono curioso di capire, davvero.
È rischioso formulare un giudizio netto, perché ho paura di esprimermi male in poco spazio e in modo stereotipato. Anche perché non sono una copywriter creativa, tantomeno pluripremiata. 😅 Detto questo, da spettatrice e consumatrice, ci vedo un'idea un po' poco originale e attenta al tessuto sociale attuale. La separazione in quel contesto non mi sembra di rottura, anzi. Ci leggo un: “si stava meglio quando si stava peggio”. L'elemento di rottura e di vicinanza alla società reale, sarebbe stato altro. Penso al fatto che di recente la percentuale di persone che vivono da sole ha superato le famiglie. Si poteva tener conto delle persone sole, anche anziane che devono reinventare mondi e relazioni. Io sono sposata, ma un mio amico mi faceva notare che al supermercato si vendono molto di più le confezioni monoporzione. E poi, sì, è vero che la pubblicità deve vendere e non dare messaggi. Ma la pubblicità ha sempre contribuito a costruire l'immaginario delle persone al pari di romanzi e film, nel bene e nel male, non possiamo dimenticarlo. O non possiamo dimenticarlo solo quando conviene.
P.s. Ho provato a sintetizzare ma sicuramente ci sarebbe tanto altro da dire.
tranquilla. dico solo che come ho scritto nella newsletter il fatto di aver superato la famiglia felice è già un grande passo.
Lo spot di Conad del Natale 2017 me l'ero perso. Per fortuna.
Tanta roba :-)