Il Profiler maniacale (The Copycat 5/11).
DODICI COLTELLATE, UN SET PUBBLICITARIO E UN NOME NOTO NELL'AMBIENTE: PIETRO ALLIEVI. NELLA MIZIONEWSLETTER DI QUESTA SETTIMANA ARRIVA IL QUINTO CAPITOLO DEL MINI-THRILLER PUBBLICITARIO DELL'ESTATE.
Ciao,
credo che ormai sia inutile ribadire che stai leggendo la versione estiva della mizionewsletter e che le normali pubblicazioni torneranno a settembre, vero?
Eccoci quindi al quinto capitolo di THE COPYCAT, il mini thriller pubblicitario dell’estate. Io non sono ancora in vacanza, ma tu spero di sì e mi auguro che ti godrai la lettura di questo quinto capitolo in spiaggia.
Se ti sei perso le puntate precedenti, puoi leggere con calma il primo capitolo THE COPYCAT, il secondo IL COMMISSARIO BERNI, il terzo UNO STUDIO DI REGISTRAZIONE IN ROSSO, il quarto DIO, PATRIA E FAMIGLIA, oppure ripassare la trama con il riassunto più sotto.
Nelle puntate precedenti.
Il copywriter Fabio Palombella viene trovato ucciso nei bagni di una multinazionale dell’advertising. L’omicidio ricorda il primo delitto descritto da Giorgio Faletti nel suo libro “Io uccido”: la vittima ha il volto mezzo scarnificato e sopra il corpo c’è scritto con il sangue IO AMAZZO, con una emme sola. Una settimana dopo viene eliminato un altro copywriter famoso, Paolo Giacobino, anche questa volta copiando un altro omicidio letterario famoso, quello scritto da Arthur Conan Doyle (inventore di Sherlock Holmes) in UNO STUDIO IN ROSSO. A capo delle indagini c’è la commissaria Annamaria Rizzo, soprannominata il Commissario Berni, e figlia di un famoso ex copywriter, Paul Rizzo, che soffre di demenza senile e che ormai riesce ad esprimersi solo con slogan degli anni ‘80 e ‘90. Ma poco prima del terzo omicidio, il Questore Antonino Cirinnà la costringe ad avvalersi della consulenza del profiler Anselmo Facheretti.
Il profiler maniacale.
Anselmo Facheretti è famoso a livello nazionale, ma non per essere stato protagonista di indagini su omicidi seriali quanto per aver partecipato a programmi televisivi come Porta a Porta, Storie Maledette o Chi l’ha Visto? ogni volta che l’Italia si è appassionata a un delitto che ha risvegliato la sua curiosità morbosa. Annamaria lo ascolta insieme al suo vicecommissario, Alfio Casella, nella stanzetta angusta del Commissariato che il Questore ha riservato al Pool Serial Killer, un team speciale che con enfasi ha annunciato sui giornali e che in realtà è composto solo da tre persone: Annamaria Bernbach Rizzo, Alfio Casella e il profiler Anselmo Facheretti.
– Partiamo dall’ultimo omicidio, quello appena scoperto di Pietro Allievi. L’omicida non si è accontentato di un solo fendente ma ha infierito sulla vittima ben dodici volte. Dodici coltellate sono più di un indizio. Sono la certezza che abbiamo a che fare con un movente di natura sessuale, – conclude il profiler tronfio di sé mentre con un pennarello scarico scarabocchia segni incomprensibili sulla piccola lavagna di plastica che occupa metà della stanza del Pool Serial Killer.
– Lo sapevo che avevamo a che fare con un maniaco sessuale! – si entusiasma il vicecommissario Casella, eccitato per trovarsi al cospetto di un noto personaggio televisivo, – scommetto che nel primo delitto ha voluto scarnificare il volto della vittima perché ha problemi d’identità sessuale!
Il profiler strizza l’occhio al vicecommissario, soddisfatto di aver trovato un pubblico accondiscendente anche se ridotto, poi aggiunge: – infatti è probabile che l’assassino non accetti la sua omosessualità, non a caso le vittime sono sempre uomini!
– Scusate, ma non può dipendere dal fatto che solo gli uomini riescono a fare carriera in pubblicità? Che sono poche le donne che durano quarant’anni in questo settore? – interviene Annamaria.
I due uomini la degnano appena di uno sguardo, poi continuano a scambiarsi opinioni complici ignorandola di proposito. Lei lascia fare e trova superfluo condividere le cose che ha capito, tanto sarebbe inutile provare a convincerli che il sesso con quei delitti non ha niente a che fare.
Il profiler e il vicecommissario si stanno concentrando sulla violenza degli omicidi, almeno del primo e del terzo, ma non stanno valutando il resto degli indizi. L’ultima vittima, Pietro Allievi, è stato trovato sul set dello spot della Xamamina, il farmaco contro il mal di viaggio. Gli scenografi hanno ricreato l’interno dello scompartimento di un treno e gli oggetti trovati vicino al cadavere sono stati scambiati da tutti per materiale di scena. Tutti tranne che dal commissario Berni.
Annamaria sospettava che il fazzoletto, il nettapipe, l’orologio rotto e l’uniforme da controllore non avessero niente a che fare con lo spot. Per confermare la sua intuizione ha controllato sullo story board appeso alle pareti del set. Anche se in realtà non avrebbe avuto bisogno di quell’ulteriore conferma per essere certa che erano stati messi lì dall’assassino: lei conosceva quella scena del crimine, così come conosceva le altre. Perché anche quella era la scena di uno dei più famosi delitti della letteratura gialla. Era descritta all’inizio di uno dei thriller di Agatha Christie, Assassinio sull’Orient Express, con protagonista l’investigatore belga Hercule Poirot.
Condividere un’informazione del genere con i suoi colleghi sarebbe stato importante, non fosse che quei due cxxxxxxi, come li definiva lei, si erano fissati sul movente di origine sessuale. Il profiler sembrava ossessionato da quell’ipotesi, tanto che ogni volta che la esponeva diventava paonazzo e tracciava segni sempre meno leggibili sulla lavagna. Forse questo poteva rafforzare le voci che giravano su di lui, e cioè che se non un maniaco sessuale, fosse almeno un porco con denunce di molestie e di stalking da parte di starlette conosciute nei corridoi delle trasmissioni che bazzicava.
Solo su una cosa il profiler, il suo vice, e anche il Questore Cirinnà, sembrava avessero ragione. Ormai era evidente che si ritrovavano a indagare su un omicida seriale di copywriter. Anche se il modus operandi di questo serial killer era sui generis. Perché di solito i serial killer riproducono sempre la stessa scena, ripetono gli stessi rituali, mentre l’assassino dei copywriter cambiava ogni volta modalità e ogni volta la copiava da un delitto letterario. Cosa poteva significare tutto questo?
– Bisogna scoprire di più sulla vita sessuale delle vittime, – insiste il profiler Facheretti, – è possibile che anche loro fossero cripto-gay…
– In effetti moda e pubblicità sono tutte piene di rxxxxxxxi… – lo spalleggia Alfio Casella.
– Ditemi che non state dicendo sul serio, – Annamaria fulmina con lo sguardo il suo vice, poi si rivolge direttamente al profiler, – mi spieghi perché allora la seconda vittima è stata avvelenata, se l’assassino è un represso violento, perché non ha infierito su Paolo Giacobino come ha fatto con Fabio Palombella e Pietro Allievi?
– Forse perché semplicemente non ne ha avuto il tempo, magari ha sentito un rumore e si è dovuto allontanare, – il profiler si interrompe un attimo, poi affonda il colpo basso, – si domandi invece perché lei fa fatica ad accettare che l’assassino potrebbe essere gay…
– Già, chissà perché… – irrompe con una grassa risata Alfio Casella.
Annamaria Bernbach Rizzo non risponde. Si alza, li fissa come se stesse guardando due bambini deficienti ed esce dalla stanza. Non si sente offesa, in passato ha affrontato umiliazioni peggiori, ma non sopporta di sprecare il suo tempo con personaggi biechi, dalla mentalità ottusa e dall’intelligenza ancora più ristretta, capaci solo di seguire teorie stereotipate e assurde che non portano da nessuna parte.
Nell’esatto istante in cui l’ha nominato, si è ricordata che il nome di Pietro Allievi le dice qualcosa, che è un ex collega del padre. E se suo padre non soffrisse di Alzheimer andrebbe da lui per chiedergli informazioni, ma data la sua confusione mentale preferisce rivolgersi allo zio Checco. Tira fuori lo smartphone dalla tasca e manda un whatsapp a un numero che conosce bene. – Vengo a trovarti, – dice il messaggio.
Lo zio Checco, per questo, non rimarrà sorpreso dalla visita di Annamaria. Piuttosto sarà Annamaria a restare sorpresa da altre importanti rivelazioni. Ma chi è veramente lo zio Checco ? Anche lui è un grande protagonista della pubblicità italiana?
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Altre cose da leggere quest’estate.
STORY OR DIE - O racconti o sei fuori è il libro di Lisa Cron, pubblicato da Trèfoglie di Enrico Flacowski, che ho letto questo weekend mentre passavo un fine settimana in Puglia dai miei suoceri.
Dal titolo potrebbe sembrare il solito libro che parla genericamente di storytelling, ma invece l’impostazione è molto interessante perché l’autrice parte da basi di neuroscienza associata alle storie, approfondendo concetti di psicologia cognitiva e biologia evolutiva. Arriva cioè a spiegare perché le storie sono state importanti per la nostra evoluzione e inoltre perché rappresentano ancora oggi lo strumento di comunicazione più potente che abbiamo.
La prima parte è prettamente teorica e spiega cosa succede nel nostro cervello quando leggiamo storie e perché ci appassionano oppure no. Mentre l’ultima parte è piuttosto pratica e spiega come modellare la base di una storia, come interpretare il proprio pubblico, come costruire un protagonista coinvolgente e sviluppare colpi di scena che catturino l’interesse e convincano il lettore ad andare avanti nella lettura.
Un libro utile non solo per chi vuole scrivere romanzi, anzi, indispensabile soprattutto per chi voglia fare delle scrittura la propria professione, come ad esempio i copywriter. Non a caso anch’io ho tratto da questa lettura due o te concetti completamente nuovi, freschi e interessanti per migliorarmi.
Ah, dimenticavo, la prefazione è scritta da Valentina Falcinelli, aka Penna Montata, di cui suggerisco la newsletter: Brand con personalità.
Se poi vuoi approfondire i temi che STORY OR DIE introduce nella parte teorica, e cioè i concetti base di psicologia cognitiva che guidano il nostro cervello ogni volta che prendiamo una decisione, non puoi fare a meno di leggere PENSIERI LENTI E VELOCI di Daniel Kahneman.
L’autore è uno psicologo che nel 2022 ha vinto il Premio Nobel per l’Economia, proprio per aver integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano (detto in maniera semplice: come facciamo le nostre scelte).
È uno dei saggi più importanti e interessanti che io abbia mai letto, non solo come pubblicitario che vuole condizionare le masse ma anche come semplice essere umano.
Chi sono.
Mi chiamo Mizio Ratti e faccio il copywriter da più di trent’anni.
Se questo non ti basta posso aggiungere che attualmente sono Direttore Creativo e Partner di due agenzie di comunicazione: Enfants Terribles e Hallelujah. Se poi hai un carattere stalker e vuoi saperne tutto su di me puoi trovare molto di quello che mi riguarda qui: linktr.ee/mizioblog
Sono di Lerici, anche se sono emigrato a Milano negli anni ‘90, e sicuramente passerò lì qualche giorno quest’estate. Quindi, se dovessi passare anche tu dalla Liguria, mi raccomando: non mi cercare e non provare a contattarmi. Perché i liguri sono poco ospitali, e io non faccio eccezione, specie con i foresti e soprattutto d’estate. Ma sono comunque sufficientemente gentile da augurarti buone vacanze :-)