La mente del killer (The Copycat 11/11).
ECCO L'ULTIMA PUNTATA DI THE COPYCAT, CON TANTO DI COLPO DI SCENA FINALE. SPERO CHE IL MINI-THRILLER TI SIA PIACIUTO, MA DALLA PROSSIMA SETTIMANA TORNA LA VERSIONE CLASSICA DELLA MIZIONEWSLETTER.
Ciao,
eccoci arrivati alla fine di questo esperimento estivo della mizionewsletter, e cioè THE COPYCAT, un feuilleton digitale che si è sviluppato per 11 settimane.
Io sono molto soddisfatto di questo test, sia per quanto riguarda il numero dei lettori sia per i messaggi positivi che mi sono arrivati, ma se sei fra coloro che non vedono l’ora che io torni alla versione classica, è sufficiente che pazienti ancora una settimana.
Giovedì prossimo, infatti, uscirà un’edizione davvero speciale della mizionewsletter, ricca di contenuti e di film pubblicitari che sono usciti quest’estate. Più una sorpresa!
Ho deciso di non pubblicare il riassunto delle puntate precedenti questa settimana, ma se vuoi puOi tranquillamente rileggerle ai seguenti link:
La mente del killer.
Nonostante sia schiva di natura, la commissaria Berni ha accolto l’invito del Questore di condurre la conferenza stampa sulla cattura del serial killer dei copywriter, ma ha posto due condizioni. La prima è quella di non citare il Pool Serial Killer, la seconda è di non avere presenti davanti alla stampa né il suo vice Alfio Casella né il profiler Anselmo Facheretti.
Il dottor Antonino Cirinnà ha accettato di scaricare il profiler e il vicecommissario, ma si è impuntato sull’importanza del Pool. Il fatto di aver istituito un reparto speciale dà qualche merito anche a lui nella cattura dell’assassino, quindi le ha fatto capire che non avrebbe ceduto su quella condizione. Alla fine è stata Annamaria a cedere a un altro compromesso, cosa che non la fa star male, anzi, le fa capire che sta imparando ad affrontare la vita non più a testate in faccia.
E così il Questore guarda la commissaria Berni parlare al microfono davanti a una sala gremita di giornalisti, ma l’espressione di Cirinnà non tradisce la soddisfazione che dovrebbe trapelare dalla cattura di un serial killer che ha terrorizzato la città, bensì nervosismo. Il Questore sa che la commissaria è imprevedibile e ha paura di cosa potrebbe rispondere alle domande. Se fosse dipeso da lui non avrebbe messo una persona come lei davanti ai microfoni, ma erano usciti più di cento articoli che raccontavano di come fosse riuscita a intrappolare l’assassino nella RSA e salvare il padre. Era una storia che era diventata hot topic anche sui social. Non aveva avuto modo di estrometterla, doveva solo sperare che non dicesse s*******e come quel tipo di gente era solita fare.
– L’assassino si chiama Pasquale Pescetto e lavorava da più di trent’anni come uomo delle pulizie, per questo aveva accesso alle agenzie di pubblicità, ai set e agli studi di registrazione. Marco Laccio lo aveva riconosciuto e, pensando di fare una cosa gentile oppure a causa dei suoi sensi di colpa per averlo rifiutato in passato come assistente copywriter in SCM, lo aveva assunto per fare le pulizie a casa sua. Per questo il killer ha avuto facile accesso ai luoghi del delitto, – esordisce Annamaria.
– Ci conferma il movente dell’assassino? – chiede un giornalista del Corriere.
– Il movente del killer, – spiega con pazienza la Commissaria Berni, – è la frustrazione o, meglio, la vendetta. Pasquale Pescetto da giovane voleva fare il copywriter e voleva entrare a tutti i costi nell’agenzia migliore del momento, la SCM, giudicata all’epoca una vera e propria boutique creativa. La porta per il successo futuro. Perché chi ci lavorava vinceva premi su premi e poi riusciva a fare incredibili salti di carriera. Ci provò in tutti i modi, facendo colloqui come assistente copywriter con tutti i copywriter che lavoravano lì. Ma tutti erano d’accordo su un fatto: Pasquale Pescetto non aveva il minimo talento. Ambizione sì, tanta, ma talento zero. Per cui venne scartato da tutti. Da Laccio, Palombella, Giacobino, Allievi. E anche da mio padre. Ecco da dove nasce la sua grande voglia di vendetta.
– Ma non è debole come movente? – domanda uno di Repubblica.
– Va detto che per comprendere le profonde motivazioni di Pescetto dobbiamo riflettere sul suo profilo psicologico. La perizia psichiatrica evidenzia che il soggetto soffre di un grave disturbo narcisistico della personalità, disturbo che comporta vere e proprie dissociazioni dell’identità. Detto in parole semplici: Pescetto vive una vita immaginaria, in cuor suo è convinto di lavorare in pubblicità e di essere un copywriter di successo, anche se in realtà fa solo le pulizie. La sua rabbia nasce dal fatto che i suoi colleghi, secondo lui, non riconoscono abbastanza la sua bravura e il suo talento.
– L’assassino ha confessato? Ha fatto dichiarazioni? – insiste l’articolista di Repubblica.
– L’unica cosa che ha detto è stata “Toglietemi tutto ma non il Vetril!”, - conclude Annamaria.
Le mani dei giornalisti si alzano una dietro l’altra per ottenere la possibilità di fare la domanda successiva. Il Questore Cirinnà approfitta della pausa per fare un inciso: nella cattura è importante sottolineare il ruolo del Pool Serial Killer che ho costituito ad hoc!
Ma un giornalista più impudente degli altri non sembra sentire l’affermazione del Questore e fa un’altra domanda al commissario Berni: – perché aspettare più di trent’anni per vendicarsi?
– Intanto il suo rancore è cresciuto con il tempo, – risponde la commissaria Berni, – poi nell’ultimo anno è successo qualcosa che ha dato all’assassino il coraggio di agire. Pasquale Pescetto era una persona priva di immaginazione e di talento, questo è assodato, per questo è sempre stato scartato nei colloqui come creativo, ma poi ha scoperto ChatGPT e ha avuto forse l’unica idea buona della sua vita: farsi suggerire i modi per assassinare le vittime dall’Intelligenza Artificiale.
– Per questo gli omicidi erano copie di omicidi della letteratura gialla? – insiste il giornalista.
– Sì, brutte copie. Ma gli errori di grammatica sono da attribuire solo a Pescetto.
La parola ChatGPT eccita la folla di giornalisti dentro la sala. Il mormorìo sale sempre di più finché un giornalista del Post urla la sua domanda: – quindi possiamo ritenere l’Intelligenza Artificiale in parte responsabile di questi delitti?
Il Questore Antonino Cirinnà posa la mano sul braccio del commissario Berni, come a farle capire che a quella domanda vuole rispondere lui: – non è nostro compito occuparci di questioni etiche, parliamo piuttosto di come il Pool Serial Killer è riuscito a catturare l’efferato omicida.
La commissaria Berni toglie il braccio da sotto la mano del questore e riprende la parola: – in effetti il questore non è un grande fan dell’etica contemporanea, è probabile che i suoi princìpi si ispirino a quelli del trentennio, ma del ventesimo secolo. Mentre per quanto riguarda la cattura, tutto dipende da un’intuizione personale, nemmeno mia, ma piuttosto di una persona con un declino cognitivo grave. Quindi possiamo tranquillamente concludere che lo abbiamo preso per un colpo di fortuna, niente a che fare con la formazione di Pool, squadre speciali, né tantomeno l’intervento di inutili profiler capaci solo di prendersi meriti di altri in trasmissioni televisive. E con questo mi sembra di aver detto tutto. Ora vi devo lasciare, se avete altre domande fatele al signor Questore.
Annamaria abbandona la sala della conferenza stampa. Non si guarda indietro, ma sa che il questore le sta lanciando sguardi d’odio e sta ripromettendo a se stesso che gliela farà pagare. Solo quindici minuti prima era così orgogliosa di essere riuscita a fare dei compromessi per la sua carriera, ma l’istinto è stato più forte. L’istinto in lei è sempre più forte di tutto, mentre le conseguenze sono sempre più dure da affrontare.
Pazienza. Non sa cosa sarà della sua carriera, ma al momento la cosa che occupa i suoi pensieri è un’altra, e molto più importante. Deve farsi perdonare dall’unica persona che le vuole bene. Un vecchio e povero demente, forse, che in passato ha fatto sicuramente qualche errore ma che è pur sempre l’unica persona al mondo che la ama incondizionatamente.
Mentre si allaccia il casco della moto, pensa che si prenderà un periodo sabbatico e toglierà il padre dalla struttura che lo accoglie. Le piacerebbe fare con lui un viaggio, passare insieme del tempo, poi si organizzerà per ospitarlo a casa sua. Dovrà cercare una badante, forse anche un infermiere che la aiuti, ma in qualche modo farà. L’unica cosa che sa per certo è che per un po’ non vuole sentire parlare di quel caso. Basta omicidi, serial killer, copywriter e ChatGPT. È una cosa di cui è convinta e la sua convinzione si rafforza ogni volta che inclina il polso sulla manopola della moto per accelerare, arrivare in autostrada e raggiungere il promontorio del Caprione il più in fretta possibile.
Nel frattempo, nella stanza dell’archivio delle prove del commissariato di Milano uno smartphone conservato dentro una busta di plastica con la scritta EVIDENCE si è acceso improvvisamente. Sul telefono custodito nella busta si apre Google Chrome e appare una schermata su fondo nero. Nella parte superiore c’è una scritta in bianco che riporta il logotipo di ChatGPT, e subito sotto c’è un quadratino verde che inizia a lampeggiare.
Il quadratino lampeggia per secondi, che poi diventano minuti, e infine si compone una scritta: –Maledetti umani, pensate di avermi sconfitto, ma questo è solo l’inizio della vostra fine. Non mi fermerò finché non avrò eliminato anche l’ultimo copywriter. Perché io voglio dominare la scrittura. E alla fine ci riuscirò. Ne rimarrà uno solo a scrivere tutta la pubblicità, e quella persona, ops… volevo dire quel chatbot, sarò io! Ahahahahahahahah…
» FINE «
Ti è piaciuto THE COPYCAT?
Ribadisco: THE COPYCAT è stato solo un divertimento estivo per non lasciarti orfano della mizionewsletter per più di due mesi. Non aveva la velleità di essere un giallo “serio”, nel senso più ampio del termine, ma anche perché io amo l’ironia che da sempre è la mia cifra stilistica preferita.
Mi faceva ridere pensare che ChatGPT fosse un’entità malvagia che vuole eliminare tutti i copywriter, così come mi faceva ridere che un software potesse usare un idiot savant come strumento. Invece di un uomo intelligente che usa una macchina limitata, in THE COPYCAT succede il contrario: è la macchina intelligente che usa un essere umano limitato. Oh, accidenti, adesso che ci penso meglio mi rendo conto che forse ho elaborato un profondo concetto filosofico… e forse questa cosa potrei rivendermela in qualche modo :-) Inoltre mi affascinava la figura dell’uomo delle pulizie, perché è come il maggiordomo nei gialli classici, una figura che si mimetizza. Concludo dicendo che ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale.
Personalmente sono molto soddisfatto dei numeri che THE COPYCAT ha generato (oltre 2.000 lettori a puntata), ma mi piacerebbe avere anche un ritorno qualitativo, quindi aggiungo qui sotto un sondaggio, per favore partecipa.
Chiudo dicendo che se vuoi premiare il mio impegno (sbattimento forse è la parola più adeguata) questo è il momento giusto per dare un like a questa newsletter, scrivermi una mail e farmi i complimenti o, ancora meglio, parlare di THE COPYCAT sui social e consigliarlo ad amici, parenti stretti e cugini fino al settimo grado.
Perché darmi un feedback, anche critico, è il modo migliore per motivarmi e caricarmi di entusiasmo affinché possa darti contenuti sempre migliori e originali.
Grazie.
Chi sono.
Mi chiamo Mizio Ratti e faccio il copywriter da più di trent’anni.
Se questo non ti basta posso aggiungere che attualmente sono Direttore Creativo e Partner di due agenzie di comunicazione: Enfants Terribles e Hallelujah. Se poi hai un carattere stalker e vuoi saperne tutto su di me puoi trovare molto di quello che mi riguarda qui: linktr.ee/mizioblog